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Lavoratrici nelle grandi aziende: segregazione orizzontale e gender gap

Presentato il Rapporto sulla situazione occupazionale femminile nelle imprese altoatesine con oltre 100 dipendenti relativo al biennio 2016-2017, elaborato dall’IPL - Istituto promozione lavoratori su incarico della Consigliera di parità Morandini: “In 10 anni pochi passi avanti verso la parità”.

La presentazione del Rapporto sulla situazione occupazionale femminile (foto: Werth)

La Consigliera di parità pubblica ogni due anni, come dispone il decreto legislativo 198/2006 (Codice delle pari opportunità tra uomo e donna, art. 46) una panoramica sulla situazione occupazionale femminile nelle aziende altoatesine con più di 100 dipendenti, partendo dai dati che gli imprenditori e le imprenditrici sono tenuti a fornirle. Quest’anno sono state 136 le imprese che, entro il 30 aprile scorso, hanno consegnato i dati del biennio 2016/2017 a Michela Morandini, che per la quinta volta ha incaricato l’Istituto di Promozione dei Lavoratori – IPL di approfondire, sulla base di tali dati, lo stato dell’occupazione femminile nelle grandi aziende altoatesine, con riferimento a composizione del personale, assunzioni e dimissioni, figure professionali, forme contrattuali, retribuzioni e formazione.

Il Rapporto sulla situazione occupazionale femminile nelle imprese altoatesine con oltre 100 dipendenti (ALLEGATO) è stato presentato oggi, alla presenza della segretaria questora del Consiglio provinciale Maria Elisabeth Rieder, del segretario generale del Consiglio Florian Zelger e della presidente dell’IPL Christine Pichler, dalla Consigliera Morandini e dalle ricercatrici dell’IPL Silvia Vogliotti (vicedirettrice) ed Elisa Ganzer. “Garantire uguali opportunità e uguali diritti è uno degli obiettivi primari della politica: per questo non è un caso che l’ufficio della Consigliera di parità sia insediato presso il Consiglio provinciale”: queste le parole con cui Rieder ha aperto la conferenza stampa. “Sono 10 anni che rileviamo la situazione delle donne nelle grandi aziende altoatesine: è un dato di fatto che, nonostante i numerosi interventi, non sono stati fatti grandi passi avanti verso la parità sul posto di lavoro”, ha introdotto il tema la Consigliera di parità Michela Morandini: “Anche dal Rapporto di quest’anno risulta che i ruoli di genere predominanti a livello sociale si riflettono in maniera prevalentemente negativa sulle biografie professionali delle donne”.

“Valutando una serie di parametri relativi alle condizioni di lavoro e alle caratteristiche contrattuali, è risultato per gli anni 2016 e 2017 un quadro che non si differenzia molto da quello dei bienni precedenti”, è entrata poi nel dettaglio la Presidente IPL Christine Pichler. Permane, infatti, una forte segregazione orizzontale, poiché in molti settori, soprattutto quelli considerati “tipicamente maschili”, la percentuale di occupate rimane bassa. Persiste inoltre il soffitto di cristallo, che frena le donne nell’accesso ai posti dirigenziali per lo più a causa di impegni famigliari (la conciliazione famiglia-lavoro riguarda ancora e per lo più le donne), per cui solo il 7,9% dei dirigenti sono donne.

“Le promozioni continuano a riguardare in maggioranza gli uomini e solo nel 32% dei casi le donne” ha sostenuto la vicedirettrice IPL Silvia Vogliotti, “mentre il lavoro a tempo determinato è una prerogativa maggiormente femminile, dato che il 26,8 % delle donne occupate ha questo tipo di contratto a fronte del 13,9% degli uomini”.

La stabilizzazione del posto di lavoro anche nel 2017 ha riguardato più gli uomini (53,4%) che le donne (46,6%), al contrario quest’ultime continuano ad essere la maggioranza dei dipendenti con contratti a part time (83,2% contro il 16,8% degli uomini). “Poco è cambiato anche dal punto di vista dell’aspettativa facoltativa”, ha sottolineato la ricercatrice IPL Elisa Ganzer. “L’aspettativa è richiesta nell’80,3% dei casi dalle donne e solo nel restante 19,7% dagli uomini: nel caso dell’aspettativa per compiti genitoriali la quota delle mamme è del 92,7% (aspettativa per maternità) mentre scende al 7,3% per i papà (aspettativa per paternità)”.

La ricerca rivela anche che sono stati per lo più gli uomini (nel 71,6% dei casi) a partecipare a corsi di formazione. Infine, è stato rilevato ancora una volta il gender pay gap a sfavore delle donne, il cui reddito annuo lordo è in media di 20.888 €, mentre quello degli uomini di 38.125 €. In tutti i livelli di carriera la retribuzione femminile risulta considerevolmente inferiore a quella degli occupati maschi.

“Useremo questi dati per chiedere interventi ai decisori politici e in tutte le sedi competenti”, ha concluso Michela Morandini, manifestando comunque ottimismo: “Credo che insistendo su questo obiettivo sarà possibile in futuro sviluppare nuovi modelli di lavoro”.

MC

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