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23 aprile, Equal Pay Day: La pandemia da coronavirus accentua il divario salariale di genere

Michela Morandini: “Il divario supera in Alto Adige il 20% annuo. Necessarie misure di promozione e di intervento”.

Quest’anno l’Equal Pay Day in Alto Adige cade il 23 aprile. Nella provincia di Bolzano, la celebrazione di questa giornata è stata introdotta dieci anni fa dalla Commissione provinciale  per le pari opportunità per le donne: essa pone l’attenzione sul fatto che, globalmente e in tutti i settori, le donne guadagnano meno degli uomini; evidenzia inoltre il divario percentuale nel salario orario lordo medio tra donne e uomini. Il divario salariale di genere in Europa è pari al 14.8%: tale quota, che si evidenzia nella fase di lavoro attivo, si raddoppia durante il pensionamento, fino a raggiungere in Europa il 30.1 %.

In Alto Adige, secondo i dati dell’Istituto Promozione Lavoratori - IPL, elaborati sulla base delle cifre date dall’INPS, il divario salariale di genere nel settore privato è del 28.3% su base annua, in quello pubblico del 20.2%. In confronto ai dati nazionali, la provincia di Bolzano si trova in terza posizione con un divario salariale di genere del 17.0 % su base giornaliera.

Scopo dell'Equal Pay Day è quello di attirare ogni anno l'attenzione su questa situazione di svantaggio, che è la conseguenza di uno squilibrio sociale dovuto a cause diverse. Le donne, anche se statisticamente più istruite degli uomini, sono assenti da alcune professioni e dalle posizioni di vertice sulla scala della carriera. Inoltre, esse interrompono e/o riducono maggiormente il loro periodo lavorativo per motivi familiari. Altre motivazioni sono che i lavori tipicamente svolti da donne continuano ad essere retribuiti sotto la media e che gli stereotipi di ruolo comuni influenzano la scelta dell'occupazione e la promozione delle donne.

“Il gender pay gap è una delle forme più forti di discriminazione indiretta contro le donne: questo  perché le condizioni sociali hanno un impatto diretto sulle condizioni di vita e di lavoro delle donne", così la Consigliera di parità Michela Morandini. Tale impatto si esercita ancora prima dell’ingresso delle donne nel mercato del lavoro, per esempio con la scelta del tipo di istruzione e della professione, la socializzazione familiare, gli stereotipi di genere prevalenti e le conseguenti aspettative nei confronti del rispettivo genere.

"La pandemia Covid 19 ha fortemente pregiudicato le condizioni di vita e di lavoro delle donne: sono aumentate le disuguaglianze di genere a loro svantaggio", così Morandini. Lo dimostra anche il Global Gender Gap Report del World Economic Forum 2020: secondo gli ultimi dati, nel settore del lavoro ci vorranno 267.7 anni per colmare il divario tra i sessi.

Tuttavia, secondo la Consigliera di parità, la pandemia ha solo messo una lente su un problema già esistente: “È urgente chiedersi cosa si è sbagliato in termini di politica di genere, e incoraggiare l’adozione di misure per prevenire la discriminazione strutturale delle donne sul mercato del lavoro o per intervenire quando questa insorge", così Morandini, secondo la quale questo include l'implementazione di una politica intersettoriale di uguaglianza di genere, la riduzione degli stereotipi di genere, la promozione di prospettive di carriera per ragazze e donne e la creazione di strutture e aziende che conciliano lavoro e famiglia.

Il fatto che siano necessari ancora alcuni Equal Pay Days è ben noto a Morandini, la quale tuttavia ritiene che la pandemia abbia fatto capire a tutti, dolorosamente e chiaramente, che la disparità di genere non è più sostenibile per una società civile.

MC

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