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1. marzo, Equal Care Day - Morandini: “Il lavoro di cura non retribuito ancora prevalentemente femminile”
Si celebra domani la giornata di sensibilizzazione che evidenzia l'iniqua distribuzione tra donne e uomini del lavoro di cura e assistenza non retribuito. Michela Morandini: "Esiste un nesso tra questa e le diseguaglianze di genere sul mercato del lavoro”.
L’Equal Care Day è stato promosso nel 2016 da Almut Schnerring e Sascha Verlan. Come data è stato scelto il 29 febbraio per ricordare come gli uomini impieghino quattro giorni per svolgere la stessa quantità di lavoro di cura che le donne svolgono in un giorno. Quest’anno la giornata verrà celebrata domani, 1° marzo.
L’iniqua distribuzione del lavoro di cura ed assistenza non retribuito tra i sessi a svantaggio delle donne è palese anche a livello europeo. Secondo la Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro (Eurofound), prendendo come riferimento l’intera popolazione dell’Unione europea, il 92% delle donne svolge regolarmente, ovvero almeno una volta alla settimana, un lavoro di cura non retribuito, mentre lo stesso vale solo per il 68% degli uomini.
Quotidianamente, la percentuale delle donne che svolgono un lavoro di cura ed assistenza non retribuito è pari all‘81%, la percentuale degli uomini invece pari al 48%. Laddove vi siano madri con figli minori di 18 anni, la percentuale è pari all‘88% per quanto riguarda le donne e al 64% per quanto riguarda gli uomini: questo, a prescindere se le donne lavorano o sono senza impiego. Inoltre, il 94% delle donne lavoratrici nell’Unione Europee dichiara di svolgere lavori di cura e assistenza non retribuiti, laddove la percentuale degli uomini per gli stessi lavori è pari al 70%.
Secondo la Consigliera di parità Michela Morandini, vi è assoluta necessità di agire, “poiché esiste un nesso diretto fra l’iniqua distribuzione del lavoro di cura e assistenza domestica non retribuito e le diseguaglianze di genere sul mercato del lavoro”. Da un documento di azione dell’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere (EIGE) emerge che l’iniqua distribuzione del lavoro di cura e assistenza riduce le possibilità lavorative delle donne. Queste diseguaglianze non riguardano soltanto l’accesso al mercato del lavoro, ma anche le concrete condizioni lavorative riscontrate dalle lavoratrici. Così, ad esempio, la percentuale di lavoro part time femminile è molto più alta di quella maschile. Inoltre, spesso le donne svolgono mansioni definite come “lavori femminili” con un reddito medio basso, e occupano più raramente posizioni decisionali apicali. Tutto questo provoca un divario salariale di genere, il cosiddetto “Gender Pay Gap”: un indice che in Alto Adige si attesta attorno al 17%.
“Per far direttamente leva sulle condizioni strutturali, abbiamo bisogno di azioni positive da parte della politica,” dichiara la Consigliera di parità Morandini. Secondo il rapporto EIGE, le azioni positive riguardano fra l’altro cospicui investimenti nel settore di cura ed assistenza, un rafforzamento del quadro giuridico e la previsione di azioni vincolanti per aumentare la trasparenza salariale ed il contrasto della separazione orizzontale e verticale fra i sessi sul mercato del lavoro. Secondo la Consigliera di parità, questo è solo possibile se la parità viene considerata un tema trasversale a tutte le posizioni politiche.
MC