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Lavori Consiglio: TV austriache 2, Settimane dell’orgoglio locale
Mozioni di Süd-Tiroler Freiheit e JWA Wirth Anderlan. La seduta di questo pomeriggio inizierà alle 15.30
È ripresa nella tarda mattinata di oggi, in Consiglio provinciale a Bolzano, la trattazione della mozione n. 326/25: Emittenti televisive austriache in provincia di Bolzano (presentata dai conss. Knoll, Zimmerhofer, Atz e Rabensteiner il 16/10/2025), già avviata a inizio seduta: il primo firmatario Sven Knoll (Süd-Tiroler Freiheit)ha presentato un emendamento ai fini di trasformare la parte dispositiva per chiedere di di incaricare la Giunta “di adoperarsi affinché tramite la RAS vengano trasmessi ulteriori canali televisivi in lingua tedesca”. La mozione è stata messa in votazione e approvata con 29 sì (unanimità)
Jürgen Wirth Anderlan (JWA Wirth Anderlan) ha quindi presentato la mozione n. 338/25: Introduciamo le "Settimane dell'orgoglio locale", al fine di deliberare di 1. esporre, nel periodo dal 19 febbraio al 19 marzo, la bandiera della nostra provincia su tutti gli edifici pubblici come segno del legame tra popolo, famiglia e territorio, e di invitare tutti i cittadini a esporre pubblicamente tale vessillo; 2. organizzare, nel periodo dal 19 febbraio al 19 marzo, conferenze e simposi aperti al pubblico sui temi dell’amore per la propria terra, dell'origine, della famiglia e della cultura tradizionali; 3. avviare una campagna di sensibilizzazione sul tema del senso di appartenenza alla propria terra, che miri a sottolineare in senso positivo l'attaccamento dei gruppi etnici locali alla nostra provincia; 4. coinvolgere attivamente gli istituti scolastici e le scuole dell’infanzia della provincia di Bolzano in queste settimane dell’orgoglio locale, affinché organizzino eventi scolastici congiunti su temi legati al territorio ed escursioni al fine di far conoscere i luoghi simbolo della nostra provincia e della nostra cultura locale; 5. organizzare eventi dedicati alle mamme della nostra provincia e alla famiglia tradizionale al fine di porre in primo piano il valore della maternità e della famiglia nucleare come cellula primaria del popolo. Wirth Anderlan ha segnalato l’importanza di portare nelle scuole la conoscenza della Heimat, di non pensare alle madri solo una volta l’anno e di non occuparsi solo delle madri che lavorano. Una strategia proveniente dal “manicomio Bruxelles” in vigore fino al 2030, ha aggiunto, mette a repentaglio i valori fondamentali della provincia, con la messa a disposizione di ingenti fondi per finanziare la comunità LGBTQ ne una normalizzazione della fluidità di genere. Per quanto riguarda bambini e giovani, è necessario tornare alle radici della provincia, con consapevolezza della storia e della cultura locali.
Secondo Harald Stauder (SVP), la mozione in gran parte contiene punti positivi. Tuttavia, quanto proposto, ovvero la trasmissione di conoscenze sulla propria terra, la sua storia e le sue peculiarità, viene già promosso dal primo all’ultimo anno dell’obbligo scolastico, non ha senso concentrarlo in un mese. Egli ha fatto riferimento al congresso dei popolari europei, nell’ambito del quale era stato presentato quanto si fa per la consapevolezza della propria identità, cosa che ha impressionato i rappresentanti degli altri gruppi linguistici.
Waltraud Deeg (SVP) ha detto che la mozione è la dimostrazione come in certe presentazioni politiche sui social media si stravolga determinate questioni; Wirth Anderlan usa “Heimat” in un certo modo, dimenticando che è una terra con tre gruppi linguistici e una certa autonomia, dove “Heimat” è espressione di pluralità e convivenza. Inoltre, non si può accettare la polarizzazione, così come la discriminazione di certe persone. Convenzioni come quelle citate sono state adottate proprio per evitare le discriminazioni. Potenziare le famiglie tradizionali va bene, ma non a scapito delle altre, ci sono diversi tipi di famiglia. Il focus deve andare sui bambini, non bisogna creare categorie da osteggiare.
Sven Knoll (Süd-Tiroler Freiheit) ha condiviso il dispositivo, separandolo da altri temi citati quale quello sul movimento LGBTQ. A questo proposito, ha segnalato che ci sono molte persone omosessuali e bisessuali che non si identificano con la politica arcobaleno che crea degli stereotipi, il che va considerato. Ha poi ricordato la trasferta in Stiria: lì, ogni settimana viene organizzata una settimana dedicata alla propria storia, identità e cultura; questo manca, in Alto Adige, anche per una malintesa convinzione che disturberebbe altre persone. Ci sono state delle contestazioni anche verso alunni che portavano una t-shirt con scritto “Dem Land Tirol die Treue”, ma il patriottismo deve essere consentito, e la proposta di una settimana come quella prevista sarebbe positiva.
Zeno Oberkofler (Gruppo verde) si è domandato se Wirth Anderlan volesse decidere come si deve sentire la propria identità e il legame con la propria terra: ognuno, secondo lui, deve poter decidere cos'è la Heimat. Non deve essere Wirth Anderlan a decidere qual è l’identità di un sudtirolese, la provincia ha una grande varietà culturale e questa è una ricchezza. in quanto al punto 5, le madri non sono le “cellule primarie del popolo”, ma persone autodeterminate, e non solo la famiglia tradizionale è quella giusta: ci sono molte forme diverse di famiglia, che non vanno solo “tollerate”.
Hannes Rabensteiner (Süd-Tiroler Freiheit) ha fatto riferimento agli insegnamenti nella scuola dell’obbligo citati da Stauder, segnalando che un tempo era così, ma oggi non più: a scuola, per esempio, non si cantano più le belle canzoni tirolesi. Sarebbe importante ripensare il metodo di insegnamento nelle scuole, considerando quanto è importante per una minoranza conoscere le proprie radici, e considerando che in Europa le minoranze sono in calo: la UE, invece che dedicarsi a loro, preferisce avviare un procedimento contro l’Ungheria per la violazione dei trattati sulle persone omosessuali.
Brigitte Foppa (Gruppo verde) ha chiarito che Wirth Anderlan aveva portato in discussione due temi completamente diversi, dicendo poi cosa va bene e cosa no: se voleva potenziare storia e cultura locali, non avrebbe dovuto citare il Pride Month. In Alto Adige tutte le identità e orientamenti sessuali sono accettati, e questo è un vantaggio. Trent’anni fa c’era chi era costretto a nascondere la propria omosessualità, mentre ora si può essere orgogliosi di essere diversi. Questo orgoglio di essere diversi è proprio ciò che caratterizza anche una minoranza. Wirth Anderlan porta in evidenza la famiglia tradizionale sotto il patrocinio di S. Giuseppe che, tra l’altro, non aveva una famiglia tradizionale, forse per soddisfare il proprio elettorato.
Andreas Leiter Reber (Freie Fraktion) ha ritenuto importante la materia storia e cultura locale, aggiungendo che attualmente il relativo insegnamento dipende dalla sensibilità del singolo insegnante. Va creato spazio per la pluralità delle tradizioni e il loro aggiornamento; si può fare di più in questo campo. Foppa ha detto che si tratta di polarizzare, ma se non ci fosse stata la bandiera arcobaleno su Castel Tirolo non ci sarebbe stata questa mozione: le istituzioni pubbliche non dovrebbero sostenere questi movimenti politici.
Sandro Repetto (Partito Democratico) ha aderito alla posizione di Foppa, ritenendo che fossero stati mescolati temi non affini. Il Pride Month non è una celebrazione folkloristica o ideologica, ma un mese che ricorda le discriminazioni subite dalle persone LGBTQ, che come dimostra la mozione continuano a manifestarsi. Ha una sua logica chiedere una riflessione sulla memoria storica, con una riflessione condivisa, ma ci si chiede cosa voglia dire il citato “legame tra popolo, famiglia e territorio”: a quanto pare, si è fermi a mondi che non esistono più. Egli ha ricordato poi che la proposta di Leiter Reber su un convegno su Gaismair, presentata in maniera opportuna, era stata accolta, quindi non si tratta di respingere la proposta di approfondimento sulla storia e la cultura locale: è il tono e la formulazione che sono sbagliati.
Il presidente della Provincia Arno Kompatscher ha definito la mozione un tentativo di esporre una narrativa della vittima; ci si trova invece nella situazione positiva di non dover dire che una minoranza oppressa deve essere ricordata con iniziative particolari, ed esistono poche regioni in cui si investe così tanto nell’identità culturale e linguistica. Allo stesso modo, era stato lanciato l’allarme per un crocifisso staccato dalle pareti, quando questo era stato fatto solo per imbiancare. Nelle linee guida per le scuole è esplicitamente previsto il riferimento alle radici e tradizioni di questa terra, e questo è l’incarico per gli insegnanti: non c’è bisogno d’altro. Si è una società aperta, e non si vuole imporre a nessuno un’immagine della famiglia o della madre. Si investe sulla cultura tradizionale ma si punta anche sui giovani. I sudtirolesi in primo luogo devono sostenere che si può essere diversi, perché sono diversi in Italia: “Dobbiamo coltivare le nostre radici, senza imporre a qualcun altro”.
La discussione proseguirà nel pomeriggio: oggi i lavori riprenderanno alle 15.30 (non alle 14.30 come di consueto).
MC

